Lingue morte come il latino o il greco sono ancora utili?

Che senso ha studiare ancora latino e greco? È una domanda che spesso viene fatta sia dagli studenti sia ai professori, che mette sul banco degli imputati l’utilità di iscriversi ad un liceo classico. Una prima risposta potrebbe essere che anche se non si farà il docente di lettere classiche, lo studio delle lingue antiche aiuta a capire l’etimologia di molte nostre parole che usiamo. C’è tanto di latino e greco nel nostro parlato. Un esempio? Repubblica deriva dal latino res publica, la cosa pubblica, ovvero la gestione dello stato, dando un senso che ancora dopo 2000 anni resta attualissimo. Se si vuole trovare invece una colpa della perdita dell’interesse verso queste materie è forse perché non le si fa amare al punto giusto per innamorarsene. Non è una battaglia tra vecchio e moderno, ma studiare il rigore di queste due lingue antiche aiuta notevolmente al “ragionare”, all’ “analisi” ed a esercitare la mente. In un paese come il nostro, dove queste due culture si fanno fortemente sentire anche nel tessuto urbano, il mondo greco e romano non devono essere concepiti come elementi estranei a noi, ma parte di noi, del nostro modo di essere oggi. Anche se non appassionati, basterebbe capire quanto c’è di greco e romano nel mondo di oggi, dalla lingua, dalle istituzioni, dalle professioni. Più che lingue morte, sono vive, perché le riportiamo in vita ogni giorno nella nostra quotidianità.